lunedì 12 luglio 2010

Contubernio

Finzione. Innaturalità. Flautata. Futura speranza riflessa in occhi addomesticati, ingenuamente docili? Il beneficio del dubbio. Quando ti ritrovi dinanzi a certi crocevia, il tempo che ti assilla e t'incute il suo timore del tuo passaggio. Nella lucidità di brevi istanti ti è consentito valutare le tue pene e debolezze, i tuoi timori e lucori, discernere ciò che sta al di là delle fini apparenze? Quel bianco corridoio ti conduce, ti porta per mano, ti stringe: hai il coraggio di giudicarti per quello che sei e che hai fatto? Leggero è il passo, facile il sorriso...nella mia testa il tarlo c'è e forse è normale che ci sia, ladro di felicità altrui, inventore di favelle, architetto di castelli di sabbia e carta, vento ed acqua, pensatore del tempo perso, imbrattacarte della domenica: se fosse per me che ne sarebbe di tutto questo mondo, di questa gente che non riesco a guardare come converrebbero le convenzioni...




In un dialogo fra persone che non parlano la stessa lingua sono più importanti certi gesti impercettibili e le sfumature del tono della voce, che le svuotate parole.




E' difficile imparare ad accettare certi cambiamenti, quando sono profonde le radici di un malessere, tutto si complica, viene a decadere la bona fide, si sfruttano anche pregiudizi e preconcetti, si tende a richiedere più di quanto dovuto, ma quando fermarsi, quando, se mai, disinibirsi, protendere le braccia in un afflato?



Il caldo intorbida il rovello.