martedì 1 settembre 2015

...ukase, idées reçues, ipostasi, mitologemi, et cetera...


Ombre asfissiano la fine di questi giorni sudati per un'attesa snervante e umida di vergogna.


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"...parole ed immagini esistono in un rapporto di mutua integrazione e potenziamento reciproco. - ...ogni foto ci offre due messaggi tra loro contrastanti: uno che riguarda l'evento fissato e l'altro lo shock della discontinuità. Tra l'attimo registrato e il momento in cui osserviamo la fotografia di quell'evento, c'è un abisso. - ...Per capire quale sia lo specifico della fotografia, Berger ci ricorda che il disegno - lui è anche disegnatore - è una traduzione; una fotografia è una traccia. Ogni segno fatto sulla carta disegnando è riferito al modello reale o immaginario che abbiamo in testa, o davanti agli occhi, ma anche a ogni segno già tracciato in precedenza, da noi o da altri, la foto no. Preleva dal reale una traccia, un istante, e ci porta sotto gli occhi una apparenza. Per questo la fotografia è così seducente, e insieme così ambigua. Ha bisogno di essere letta. - ...sono le apparenze che distinguono e collegano gli eventi. Come scriveva Cézanne gli oggetti diffondono intorno a sé intimi riflessi. Queste sono le apparenze. Noi ci viviamo immersi. Non sono un linguaggio, ma un "mezzo di linguaggio" (John Berger)


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"Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza"

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"Filosofia della vita" intesa come flusso continuo, dinamica pura, forza erosiva capace di scardinare ogni forma concettuale. - "Il dolore ha pietrificato la soglia" (G. Trakl): una vita senza dolore è impensabile ed è lo scotto che paghiamo alla dimensione corporea dell'esistenza. Il dolore è indice della nostra vulnerabilità ma anche la condizione necessaria che ci consente di godere il sapore del mondo. - "La filosofia del dolore" trascende i limiti tradizionali della metafisica: il fenomeno originario non è l'essere o il pensiero ma il soffrire, il riconoscersi dipendenti da condizioni estranee e potenzialmente ostili ad un Io che si era preteso legislatore cristallino della natura, che ora lascia il posto a un soggetto pratico, a una monade inquieta che cresce nella consapevolezza della propria finitudine. - Il dolore è un linguaggio privato (L. Wittgenstein), difficile da comunicare persuasivamente ad altri parzialmente ignari di tale esperienza; inoltre, non ogni dolore si traduce in sofferenza perché le forme del vissuto sono assai difformi. Sovente il dolore impoverisce il nostro rapporto col mondo, ne altera l'affettività che lo sostiene, ne modifica tonalità ed intensità: Cioran scriveva che "è semplice chiacchiera ogni conversazione con chi non ha sofferto". Talvolta l'esperienza della sofferenza determina il doloroso ritrarsi dal mondo degli affetti. La solitudine si fa abissale, un muro di di impotenza si erge di fronte a noi, si prende dimora in quel doppio regno di cui parlava Rilke in cui vita e morte si coappartengono." ("Esperienze del dolore", David Le Breton)

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"Baruch Spinoza spiegava l'illusione della libertà con l'ignoranza delle cause complesse che ci portano a compiere scelte e a prendere decisioni"   ---   --- --- --- Risonanza Magnetica Funzionale.





"Vento soffiami via, non oppongo alcuna resistenza. Abbandonarsi per ritrovarsi altrove"


"Fin dall'inizio ho avuto la convinzione quasi religiosa che la scrittura fosse un modo elevato di dire la verità. Alla pagina potevo affidare ciò che ero riluttante a confidare in una conversazione, anche intima. E la scrittura doveva essere del tutto trasparente, solo così avrebbe avuto valore. (Edmund White)"

"Ti piaceva la vita fatta a pezzi / quella che rompe dal suo insopportabile ordito (Eugenio Montale)"

"Where is my mind?"

"La nota dominante è quella di una sinistra quiete e desolata, o di un'amarezza disperata eppure mite del modo di proporsi, in un pessimismo comunque totale, pervasivo... - ...come una musica volutamente grigia, monocorde... - ...negatività quasi totale, dove il senso del nulla e dell'ombra, della prigione del corpo ("hai solo il tuo corpo, che sei tu"), di una solitudine metafisica si ripresentano con una implacabile regolarità ossessiva. E insieme a questo agisce l'insistere del mistero che ci circonda l'essere ("il mistero ha per me il sapore che io sia un altro") mentre "tutto si disfa nel silenzio". oppure tutto sembra porsi come sogno, un sogno galleggiante nel vuoto, dove "quello che importa è che ormai niente importa". Ed esistere è sempre faticoso, oltre che vano: "Essere stanca sentire duole, pensare distrugge". - "La volontà di "essere un altro continuamente", dove paradossalmente si afferma: "lontano da me in me esisto", o dove l'autore si chiede: "Di chi è lo sguardo / che guarda coi miei occhi?) - per la decifrazione della realtà, "il pensiero ed il cuore sono la stessa cosa", "l'emozione e la ratio interagiscono". Capire e comunicare nella sintesi di sentire ed intelligere realizzata nella parola. (M. Cucchi su "Poesie di Fernando Pessoa")

"L'ossimoro è la figura retorica che presiede il lavoro psicoanalitico e perché il tradimento è una delle strade dell'individuazione, del "diventare ciò che abbiamo appreso di essere" (Pindaro) - Ciò che dà valore al viaggio è la paura ... - ...siamo colti dal desiderio istintivo di tornare indietro, sotto la protezione di vecchie abitudini... - ...in quel momento siamo ansiosi, ma anche porosi, anche un tocco lievissimo ci fa fremere fin nelle profondità dell'essere". - "Al di là di questa visione, che accetta il valore creativo della solitudine e della depressione e che sembra muoversi verso un concetto a un tempo storico e tragico della vita, la solitudine è anche ciò che apre uno spazio a quel che verrà. "Dove c'è pericolo cresce anche ciò che salva" scrive Hölderlin. Bisogna pertanto "farsi amica la solitudine", imparando che nella tristezza si affollano immagini in cui, forse, potremo leggere "stretti in un unico intreccio, il dolore per ciò che è morto o sentiamo che in noi deve morire, o la gioia aurorale per l'ignoto che lentemente, mentre ci viene incontro, prende foprma".
(Augusto Romano "Il sogno del prigioniero")