mercoledì 18 aprile 2007

"Crestomazìa di paralipòmeni: Escerti di un blu, Refusi di cenere, Silenzio/assenzio"


"Sentieri di conchiglie bianche"

Passi sulla sabbia bagnata,
traccia alcuna, onde deleterie.
La via, sentieri di conchiglie bianche,
irregolari, casuali, conduce lontano.
ll lido s'appanna e geme.

Il mare s'incendia davanti ai miei occhi,
mi lambisce con le sue fiamme,
inghiotte i miei pensieri umidi,
superbo nel suo patassìo caleidoscopico.

Il mare briaco di dinieghi, di rinunce,
strozza la sua voce prepotente,
soverchia ogni sensazione, ogni sentimento,
le sue grida m'invadono, quasi d'improvviso,
ma sanno d'astio
per troppo tempo tenuto rinchiuso
in meandri violentati dal passato.

Il mare mi fissa, allunga le sue mani,
io l'osservo dal mio scranno altèro, curule,
esalo profondamente gli spiriti
e congiungo i palmi tremuli
per tentare di rinsavire.

Le sabbie mi annegano,
un'ultima risacca schiuma, risuona
e si schiudono una volta ancora
dinanzi a me le ime spire invitte,
che cupide vorticano sempiterne.

Tutto confonde e si confonde nella lunga attesa.

(Simùn)


"Daimonion"

Batte la spalla,
come il nostro peggior amico,
sussurra quello che vogliamo sentire,
alimenta col suo veleno,
riscalda bruciando,
rende irrazionalmente perfetti.

Da' forma
a ciò che non dovrebbe esistere,
scava nei penetrali,
sonda i più abietti confini,
sviscera quello che è più infimo.

Stende il suo straccio impeciato,
offusca, ottenebra
e quando abbandona, svuotati,
si siede accanto
e paziente ghigna.

(Simùn)


"Pulpiti estemporanei"

Una goccia scivola indolente
al declinare d'agre rabbie,
squassando fragili equilibrii
che permettono il quieto vivere,
sulla fronte pesantemente rigata
dalla voglia di non farsi calpestare
dai vermi glossoplegici.

Rigurgiti di libente liberalità,
sventolata in proclami d'eminenti eloqui,
annunciati al mondo intiero
con tanto di verga ed aulenza,
rintoccano, percuotendo l'aere,
col fragore della superficialità
e l'arroganza connaturata
ai delirii d'onnipossanza,
al favore degli auditori frastorditi.

(Simùn)


"...allucinante barbaglìo, mio compagno di questo randagismo senza meta-stasi; leggera è la coltre pece che ci ammanta, manichini sorridono, cimitero di vivi (vita sarebbe vivere in qualcosa, non di qualcosa); mormoriamo e mugoliamo lo spartito per non sentirci spauriti, sparuti, spariti; avviticchiati, racconsolati, siamo pronti a rappresentare quello che dobbiamo essere. Palpebre perennemente socchiuse, osservano scrupolose, screpolate, mentre grevi alterniamo respiri sensuosi e vorremmo solo essere lasciati discretamente percolare nel nostro modesto agio. Vorrei spegnere questa luce, carezzevole penombra, ma più ci provo, più aumenta l'intensità, non riesco...proprio, non riesco...forse dovrei cavarmi gli occhi..." (Simùn)


Incomunicabilità

Nessuno spazio. Nessun tempo. Nessuna identità. Solo due volti simili, uno di fronte all'altro nella fiocaggine d'un crepuscolo come tanti, come tante gocce di neve; tutte uguali, tutte disuguali.
"Non riesco più a sopportarti" - comincia una voce rocamente - "E' una vita che ti osservo e succedono sempre, e dico sempre, le stesse cose. Ma non ti vergogni? Non hai neanche un briciolo di amor proprio, un minimo di decenza, di buon senso del pudore. Niente. Assolutamente niente."
Rispondono un paio di colpi di tosse, mezzi soffocati.
**Assenza di segnale**
"E' incredibile quello che una persona può arrivare a non provare, a non sentire; alcuni riescono ad estraniarsi completamente da tutto quello che li circonda, lasciandosi trapassare. Puro disinteresse, mera esistenza fine a sé stessa. Non è concepibile...tu non sei reale, tu sei un'illusione, io sto dormendo e tu sei in un incubo"
Respiri profondi. Poderosi battiti cardiaci compitano attimi che appartengono ad una qualche realtà parallela.
"Indegno!! Mi ritieni indegno di una tua risposta. Che faccia trotzka. Questa tua supponenza mi urta, questa tua alterigia mi ferisce, questa tua protervia mi irrita, questa tua albagìa è pura mancanza di quel minimo di rispetto, di umana empatìa che anche il più insulso ominide può arrogarsi il diritto di pretendere!"
**L'utente da lei desiderato non è al momento raggiungibile**
"Il tuo silenzio è banale. Meglio sarebbe riemprire questo vuoto di depensamento, anche solo con espressioni, esternazioni, le peggiori di cui i tuoi orifizi siano in grado. Ogni vacuità dev'essere colmata, per avere un senso, una giustificazione; non che ogni cosa debba giocoforza avere una giustificazione od un senso...ma questi potrebbero essere d'ausilio nel comprendere qualcosa in più su quello che sono le latèbre di certi esseri umanoidi"
Leggeri movimenti; nel sottofondo una Cavalcata di Valchirie, battute dalla speranza del vento occiduo - John Keats, mano nella mano, con Richard Wagner, danzano a testa alta, dolce Tersicore.
"*Un bicchiere di Porto va bene...ma se esageri con il Maté, poi ne manco se parli in lunfardo ti capisce Jorge Luis Borges*"
**Effetto Larsen**
"Retrivo! Sei retrivo, contrario al mutamento naturale, all'evoluzione, decisamente tetragono nella tua immotilità, statica vegetazione. Effettivamente, forse non puoi che silenziarti...a ben pensarci, è meglio tacere ciò che non si sa' Witt; non si può spiegare con parole, simboli, gesti di questo mondo, ciò che questo mondo trascende; anche la fantasìa deve avere un limite, persino l'irrazionalità deve strabordare ad un certo punto"
"*Sto perdendo la mia religione, Mike, digli di pizzicare di più quel mandolino...a me sembra: FA, LA minore, FA, LA minore, SOL...ma la musica è dentro di noi, ci pervade, ci appartiene, esiste, comunica e ci comunica*"
**Monoscopio**
"Tu distorci la realtà, come un amplificatore scassato violenta ciò che dovrebbe avere le fattezze di una melodìa. Io sono un po' verboso, va bene, ma tu sei insignificante; non so più come offenderti per farti reagire; magari tu non vuoi reagire...ma qualcosa bisogna pur fare, trarci dall'impasse"
"E' come se si fosse a Berlino nel 1989 e si piangesse, perché non si è a Gerusalemme e ci fosse una barriera, un abisso...eppure non dovrebbe essere difficile, macellai, entrare enlla carne - uscire dalla carne, come burro fuso - coltello caldo, visto che si potrebbe quasi statuire che siamo due facce della stessa medaglia, tu il recto, chiaramente..."
"Io continuo imperterrito a parlarti, ti devo convincere, non posso rimanere omertoso, che senso avrebbe restare muto? - pesce rosso, sei già tu a nuotare nella bolla di vetro, boccheggiando, bolleggiando..."
Impassibilità, forse qualche sbuffo buffone, ma in generale quiete, niente tempesta, né prima, né dopo.
"*L'uomo silente nel teatro del sogno*"
"*Torre di controllo a Maggiore Tom, torre di controllo a Maggiore Tom*"
**Interferenze elettromagnetiche**
**Buzz, buzz, buzz**
Smorfie, denti sporchi - puliti, lingua d'oc biancastra, barba incolta, quindi ignorante; ignorante al quadrato, perché ignora di essere ignorante, non sa' di non sapere, due negazioni si annullano (meno per meno fa' più), ergo sa', sa' di sapere, due affermazioni non si annullano (più per più fa' più)...ehm...
"Stavo dicendo, anzi dico, non pacs, dico, per me sei flebilmente balzano o febbrilmente delirante, in potenza, ovviamente, forse vorresti parlare, sfogarti, gridare tutto quello che ti fluttua nella mente, stream of consciousLOCHness, mostrooo!! Ma non puoi perché non c'hai i mezzi, non c'é un livello, una frequenza d'onda, Ken, sulla quale possiamo trasmetterci...e poi ci vorrebbe l'antenna...e dove ce la mettiamo l'antenna??..."
"Mi stai alterando il ritmo circadiano, dormo, non dormo, sogno o son destro, d'estro, mancino no, svegliato, svogliato, occhi ben aperti, occhi ben chiusi: Stanley Kubrick che riprende con la sua 8mm Arthur Schnitzler mentre scrive "Doppio Sogno""
"*Torre di Babele pendente, forse Rabele e Pantagruele hanno mangiato troppo, si sono sporti un po' e addio, il danno è fatto, incrinato tutto, inclinato, inkleenexato; capirsi è fondamentale, parlare potrebbe aiutare; tolleranza è una bella parola, ma bisognerebbe tollerare di sentirla pronunciare - Io ti tollero, faccia di tolla, ma corrispondimi, non rimanere al di là del cielo, del mare, del tutto, non puoi pensare di essere da solo...no,no,no, you're not alone!! A tutti fa' male qualche volta. Tutto va' avanti anche senza di te, ok, ma si è tutti parte del tutto, chi più, chi meno (con la matematica zero proprio eh), si entra negli ingranaggi, si muove la propria rotella, s'incide la propria esperienza nell'albero della vita o degli zoccoli o della cuccagna, s'incastona la propria esistenza nel diadema del mondo, no man is an island, ecc...insomma il concetto è chiaro, vivi e lascia vivere...il Martini agitato, non shakerato...*"
"Una pausa, ho bisogno di un momentum solo per me, ma non ti preoccupare, non ti mollo, la presa, la morsa è ben salda; mi stai esaurendo, esautorando, esulcerando, non ti rendi conto, non mi rendi conto, mi stai snervando; potrei perdere il controllo, l'aplomb albionico - fumo di Londra, e magari sferrarti qualche jab(ba the Hut), vibrarti qualche gancio, come quelli che la noble art la conoscono bene..."
**Gong**
"*Fuori i secondi, dentro i primi e gli antipasti...qualche saltello di scherno, tipo libellula in controluce e contropartita, gioco di gambe lento, moviola, slow-emotion...*"
"Se fumassi, avrei bisogno di una sigaretta, ma non fumo e allora come si fa'? Mi devo scaricare, le testate contro il muro dicono che fanno male dopo un po'...una via di mezzo, in medio stat virtus, aurea mediocritas, ecc...contare le pecore dev'essere rilassante, ipnogeno, però non ho mai provato...ma già mi sento meglio."
I due volti si avvicinano, quasi si toccano, si sfiorano: uno rimostra la lingua, l'altro anche; uno digrigna i denti, l'altro anche; uno sospira, l'altro ci pensa un attimo, guardando in alto, poi si arrende e sospira.
"Ci sto provando con tutte le esaurientisi forze, con tutti i miei forse."
"*"Signor Giudice della Corte, vorrei chiamare a testimoniare a favore dell'accusa il signor pissichiatra Sigismondo Freund, per gli amici, Frodo piccolo e peloso." "Mah, veramente sono pissicanalista, a dir la verità, chieda pure a mago Merlino - barba bianca - cappello a punta stellato con tanto di barchetta magica, made by John Ronald Reuel T."*"
**Stupore generale, incredulità, scompiglio**
"*"La coorte si ritira per deliberare. Fatto. Già fatto? See vabbé, dillo al signor K. Palese infermità mentalmente tale...quei simpaticoni vestiti di bianco, come suavi cherubini...ci mancano solo le svolazzanti ali e l'aureola che sberluccica..."*"
Porta di casa abbattuta da uno del segno dell'ariete. Divelta.
"Attanagliato, vorrei cantare, ma qualcosa mi trattiene, non il respiro sennò diventerei bluastro, color Evshenko, forse è questa mano di mastodonte che quasi mi occlude la pervietà del cavo oro-faringeo, nascondendomi il sorriso."
"Scusate, non capisco, perchè mi trasportano, dove mi traducono e soprattutto in che lingua?"
**Communication breakdown**
(Simùn)

sabato 7 aprile 2007

"Dies irae, dies illa, solvet saeclum in favilla: teste David cum Sybilla.Quantus tremor est futurus, quando judex est venturus, cuncta stricte dis.."



Mondo plastico. Plasmatico. Retto da fili: burattini e burattinai, barbuti Mangiafuoco, glabre Parche affollano ogni strada battuta dall'umana transumanza, ad ogni angolo ti può capitare d'incontrare qualcuno che ti vuole cambiare la vita volente, nolente o dolente...un coltello accecato dalla disperazione, una macchina ubriaca, uno scherzo che poteva essere simpatico solo nella propria testa, l'occasione di poter spiccare il volo, ma senza rendersi conto che poi magari le ali di cera si sciolgono.


La relatività della propria esistenza è legata indissolubilmente a quelle altrui. Purtroppo però c'è molta gente che percepisce questa sfera delle relatività nelle maniere più disparate, troppo spesso pericolose, per sè e per gli altri.


Dove bisogna cercare la radice di questo male che ogni giorno permea l'aria che respiriamo?

E' dentro di noi?

E' insita in ogni "uomo", e poi a seconda del proprio percorso di esperienze e di contestualizzazioni viene coltivata o recisa?

E' la degenerazione, un'imputridimento di un sentimento che ci appartiene e che potrebbe evolvere in una qualsiasi altra maniera?


Se sì, che cosa fondamentalmente provoca questo processo di deterioramento?


Ancora, a certe persone, psicolabili o meno, piace essere cattivi, sono affascinati, ammaliati dalle malignità o si comportano così perchè non si rendono conto o non ne hanno i mezzi e non intravedono altra scelta?


...cacchio quante domande oh!! emmobastapperòò!!


...chiedo l'aiuto del pubblico...quei due signori lì, sorridenti...mi sembrano due con la testa sulle spalle, prego...dite la vostra:



" Essere o non essere, questo è il problema.
E' forse più nobile soffrire nell'intimo del proprio spirito,
le pietre e i dardi scagliati dall'oltraggiosa fortuna,
o imbracciar l'armi, invece, contro il mare delle afflizioni,
e combattendo contro di esse metter loro una fine?
Morire per dormire. Nient'altro.
E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore,
e le mille offese naturali di cui è erede la carne!
Quest'è una conclusione da desiderarsi devotamente.
Morire per dormire. Dormire, forse sognare.
E' proprio qui l'ostacolo;
perché in quel sonno di morte,
tutti i sogni che possan sopraggiungere
quando noi ci saremo liberati dal tumulto,
dal viluppo di questa vita mortale,
dovranno indurci a riflettere.
E' proprio questo scrupolo a dare alla sventura una vita così lunga!
Perché, chi sarebbe capace di sopportare le frustate e le irrisioni del secolo,
i torti dell'oppressore, gli oltraggi dei superbi,
le sofferenze dell'amore non corrisposto, gli indugi della legge,
l'insolenza dei potenti e lo scherno che il merito paziente riceve dagli indegni,
se potesse egli stesso dare a se stesso la propria quietanza con un nudo pugnale?
Chi s'adatterebbe a portar cariche, a gemere e sudare sotto il peso d'una vita grama,
se non fosse che la paura di qualcosa dopo la morte
- quel territorio inesplorato dal cui confine non torna indietro nessun viaggiatore -
confonde e rende perplessa la volontà e ci persuade
a sopportare i malanni che già soffriamo
piuttosto che accorrere verso altri dei quali ancor non sappiamo nulla.
A questo modo, tutti ci rende vili la coscienza,
e l'incarnato naturale della risoluzione è reso malsano dalla pallida tinta del pensiero,
e imprese di gran momento e conseguenza,
devìano per questo scrupolo le loro correnti, e perdono il nome d'azione."
(William Shakespeare, "Amleto")


...vabbè ciao va'...