La ricerca storica sembra incerta nel configurare una storia plausibile delle motivazioni politiche (e direi dei quadri mentali e psicologici) che diedero origine a quei massacri. Per alcuni si trattò di azioni "gratuite, avulse, nonostante le apparenze, da una logica strumentale del tipo mezzo-fine". In questa ottica , riprendendo la distinzione avanzata da Freud in Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte, la politica del massacro, assolutamente inspiegabile in termini di "interessi", si configurerebbe invece come il prodotto di una "passione", che cerca di camuffarsi e auto-legittimarsi appellandosi alla razionalità di un interesse. Una sorta di pulsione distruttiva, quindi, che non avrebbe nessuna utilità pratica.
Altri storici invece in quelle azioni riconoscono i tratti di una consapevole strategia ammonitiva. - ...Per non soccombere al raccapriccio, lo storico si trincera nelle consuete operazioni filologiche della sua ricerca: stabilisce la loro provenienza, si confronta con la loro casualità (vi sono stragi di piccole dimensioni molto documentate e episodi tragicamente rilevanti che non hanno nessun riscontro fotografico), la loro collocazione cronologica e territoriale, il fatto che siano state scattate durante la strage o dopo, nel corso dell'esumazione delle vittime, che i loro autori siano semplici cittadini o pubbliche autorità, ecc...
L'impressione è che , in casi come questi, il rigore filologico sia necessario allo storico anche per stemperarne l'emotività, rassicurarlo, proteggerlo dagli orrori che è costretto a percepire con tutti i suoi sensi messi al lavoro. (Giovanni De Luna - Luca Baldissara, Paolo Pezzino, "Crimini e memorie di guerra" - Leonardo Paggi)
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Si sta come d'autunno. |
Seme
Campi. |
isole naufragano in vasti acquari,
inferma notte,
sulla terra che nasce:
un suono d'ali
di nuvola che s'apre
sul mio cuore:
nessuna cosa muore,
che in me non viva.
Tu mi vedi: così lieve son fatto,
così dentro alle cose
che cammino coi cieli;
che quando tu voglia
in seme mi getti
già stanco del peso che dorme.
(Salvatore Quasimodo)
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Giunge per qualcuno il giorno
quando bisogna pronunciare il grande Sì
o il grande No. Si vede subito chi
ha in sé pronto il Sì, e nell'affermarlo s'eleva
ancora di più nella stima e nella propria convinzione.
Chi nega non si pente. Se richiesto di nuovo,
ancora no avrebbe detto. Ma questo no -
questo giusto no - gli guasta tutta l'esistenza.
(Kostandìnos Kavafis)
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♪..The wind of change blows straight into the face of time..♪
♪..like a stormwind that will ring the freedom bell..♪